I travertini delle Terme di S.Giovanni (Rapolano Terme, Appennino Settentrionale) e loro implicazione neotettonica
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Abstract
A. Brogi, E. Capezzuoli & A. Gandin, I travertini delle Terme di S.Giovanni (Rapolano Terme, Appennino Settentrionale) e
loro implicazione neotettonica (IT ISSN 0394-3356, 2007).
Lo studio dei travertini affioranti nell’area di S.Giovanni (Rapolano Terme) e dell’assetto geologico dell’area ha permesso di riconoscere un importante controllo tettonico, durante il Quaternario, nella deposizione di queste rocce calcaree. Esse sono state depositate
intorno a sorgenti termali attive in periodi diversi, a partire da 24±3 ka. Attualmente la deposizione del travertino è molto scarsa ed è
collegata a sorgenti di modesta portata a causa della captazione delle acque nello stabilimento termale. Il deposito di travertino raggiunge il suo massimo spessore (25 metri) nell’area archeologica di Campo Muri, dove anche oggi è attiva una cava per il reperimento
di travertino per uso ornamentale. La deposizione dei travertini più antichi sembra derivare da una o più sorgenti, in coincidenza della
mofeta del Bossoleto, una dolina a pianta circolare dal diametro di circa 80m dalla quale oggi fuoriesce solo abbondante CO2 unitamente ad altri gas venefici. Tale sorgente era collocata sulla superficie di un terrazzo fluviale collegato con l’evoluzione idrografica del
fiume Ombrone. L’attività sorgiva ha permesso la deposizione di calcare che ha ricoperto, in parte, i depositi fluviali e quelli che costituivano il loro substrato, rappresentato dai sedimenti marini limoso-argillosi del Pliocene medio. I depositi pliocenici e quelli alluvionali
quaternari, così come i travertini che li ricoprono, sono dislocati, per una decina di metri al massimo, da una faglia diretta orientata in
direzione ONO-ESE. Una serie di piccole sorgenti allineate lungo un tratto della faglia ha dato origine ad un elemento morfo-tettonico
(fissure-ridge), lungo circa 250 metri, a seguito della deposizione di travertino. La faglia, sicuramente più recente di 24±3 ka, età più
antica dei travertini dislocati, può essere ritenuta potenzialmente attiva anche oggi per due motivi: a) vi è una evidente attività idrotermale che indica la presenza di fratture beanti non ancora ostruite da minerali di neoformazione; b) i travertini depositati nel Marzo
2003 sono stati localmente fessurati e dislocati di qualche millimetro. Queste evidenze non solo hanno importanti implicazioni di carattere neotettonico per l’area di Rapolano Terme e per il margine orientale del Bacino di Siena, ma sono indicative anche dell’esistenza
di probabili faglie attive e dunque potenzialmente sismogenetiche.
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